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Visualizzazione dei post da ottobre, 2020

Made in Italy: un’ode all’Italia silenziosa

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  “Che cosa ci faccio qui? Il mio”. Così termina l’ultima fatica cinematografica di Luciano Ligabue, dove racconta la travagliata storia di un uomo qualunque, che, nonostante tutto, crede ancora nella sua Italia. L’Italia della famiglia e del lavoro, di chi, in un mondo che sogna la vita da star, silenziosamente fa la sua “vita da mediano”.   Ligabue, a diciotto anni di distanza dal suo ultimo film, descrive una parte di Paese che nessuno racconta mai: quella delle persone normali che sgomitano ogni giorno per “restare a galla”, quella delle storie senza nome che fanno la forza di questo Paese, ma lo fanno passando in sordina. Il regista/cantautore riparte dal suo ultimo concept album Made in Italy , dove è nata la storia di Riccardo Tirelli, interpretato nel film da Stefano Accorsi. Riko, così chiamato dagli amici, è un cinquantenne che lavora in un salumificio, mentre la moglie Sara, interpretata da Kasia Smutniak, è una parrucchiera. Vivono, in una provincia dell’Emilia, ...

Dickens ed Hendrix: diversi, ma non troppo!

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     If your time to you is worth savin’/Then you better start swimmin’ or you’ll sink like a  stone/For the times, they are a-changin’. Così canta Bob Dylan nel 1964, con la volontà di creare un inno generazionale in un’era di grandi cambiamenti. Mutatis mutandis, i tempi stanno cambiando anche per noi e in quest’anno, iniziato nel peggiore dei modi, meglio cominciare a nuotare per non affondare come una pietra.  Tutto sembra farci presagire che questo 2020 sarà un anno diverso da tutti gli altri. Un anno di mascherine e guanti, un anno di paura e tensione, un anno come nessuno se lo aspettava. Un anno, però, denso di ricorrenze importanti. Tra le tante: due mi affascinano e mi toccano particolarmente. Decorrono in questo 2020 gli anniversari di morte di due leggende che, con gesti artistici differenti, rappresentano un modo nuovo di rapportarsi alle loro rispettive arti. Il 9 giugno 1870, esattamente 150 anni fa, muore l’inventore del romanzo s...

Kobe Bryant: nove mesi dopo lo schianto aereo!

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Uno schianto aereo. Finisce tutto lì, in un momento. I progetti, le ambizioni, i ricordi. Finisce tutto lì, in un baleno. Nove mesi dopo l’incidente aereo a Calabasas, a nord ovest di Los Angeles, che porta alla morte di Kobe Bryant, ancora ripenso a quel momento, troppo assurdo per essere vero. È morto Kobe, il motivo delle mie tante, lunghe, insonni notti di basket davanti all Tv: quelle in cui la mamma di dice di andare a dormire che domani c’è scuola, ma lui è troppo bello da veder giocare, troppo sportivamente elegante per andarsene a dormire. Sono passati nove mesi e ancora non mi capacito di come Kobe non ci sia più. È stato, per noi appassionati della pallacanestro, un modello, un faro, un esempio da seguire per la voglia di vincere che trametteva. Padrone incontrastato del rettangolo di gioco, portava, con la sua straordinaria leadership, gli altri a migliorarsi. Per l’aria altezzosa e la prepotenza che mostrava in campo, odiato da molti, per noi che non aspettavamo altro che ...