Made in Italy: un’ode all’Italia silenziosa





 “Che cosa ci faccio qui? Il mio”. Così termina l’ultima fatica cinematografica di Luciano Ligabue, dove racconta la travagliata storia di un uomo qualunque, che, nonostante tutto, crede ancora nella sua Italia. L’Italia della famiglia e del lavoro, di chi, in un mondo che sogna la vita da star, silenziosamente fa la sua “vita da mediano”. 

Ligabue, a diciotto anni di distanza dal suo ultimo film, descrive una parte di Paese che nessuno racconta mai: quella delle persone normali che sgomitano ogni giorno per “restare a galla”, quella delle storie senza nome che fanno la forza di questo Paese, ma lo fanno passando in sordina. Il regista/cantautore riparte dal suo ultimo concept album Made in Italy, dove è nata la storia di Riccardo Tirelli, interpretato nel film da Stefano Accorsi. Riko, così chiamato dagli amici, è un cinquantenne che lavora in un salumificio, mentre la moglie Sara, interpretata da Kasia Smutniak, è una parrucchiera. Vivono, in una provincia dell’Emilia,  un matrimonio difficile tra problemi economici e tradimenti, ma non smettono di credere nella famiglia. Riko sa di vivere una vita noiosa e ripetitiva in un’Italia difficile. Nel pieno della crisi di mezz’età e con un licenziamento sulle spalle, decide di prendere in mano la sua vita per non lasciarsi passivo nei confronti del tempo che corre. Il protagonista, “scappato” a Roma con gli amici per sfogarsi un po’, si ritrova casualmente  nel corteo di una manifestazione e, a causa degli scontri con le forze dell’ordine, finisce in ospedale. Lì, al risveglio, trovando Sara con lui, capisce che il mondo non è poi un posto così brutto e quell’Italia, distrutta dalla precarietà e dalle leggi ingiuste, che continua a “fargli lo sgambetto”, è comunque il suo Paese e lo ama incondizionatamente. 

Ligabue regala un film a chi quest’Italia la suda: tra licenziamenti e drammi amorosi in un miscuglio che sa da quotidianità. Senza soffermarsi su di una regia che non vuol essere ricordata per tecnicismi e virtuosismi, Ligabue racconta, con sincerità, una storia che emoziona. Tra la narrazione del forte legame con la terra natia e il racconto di un’Italia che non è più quella degli anni ‘70, il regista fa incarnare a Riko quei valori in cui qualcuno crede ancora come: la famiglia, l’amicizia e il culto per lavoro, qualunque esso sia. 

Made in Italy, disponibile dal 2018, non vuole stupire o incantare, ma è un film denso di sensazioni, d’inquietudini, di passioni che rappresentano una parte d’Italia che, forse, merita di essere raccontata un po’ di più.  Ligabue, con questo film, esprime il suo “amore incazzato” per l’Italia, difettosa e bellissima, che culmina con una citazione alla Luna e i falò di Pavese, che ci ricorda: “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei, resta ad aspettarti”. 





Foto: Locandina del film “Made in Italy”


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