Dickens ed Hendrix: diversi, ma non troppo!
If your time to you is worth savin’/Then you better start swimmin’ or you’ll sink like a stone/For the times, they are a-changin’. Così canta Bob Dylan nel 1964, con la volontà di creare un inno generazionale in un’era di grandi cambiamenti. Mutatis mutandis, i tempi stanno cambiando anche per noi e in quest’anno, iniziato nel peggiore dei modi, meglio cominciare a nuotare per non affondare come una pietra.
Tutto sembra farci presagire che questo 2020 sarà un anno diverso da tutti gli altri. Un anno di mascherine e guanti, un anno di paura e tensione, un anno come nessuno se lo aspettava. Un anno, però, denso di ricorrenze importanti. Tra le tante: due mi affascinano e mi toccano particolarmente. Decorrono in questo 2020 gli anniversari di morte di due leggende che, con gesti artistici differenti, rappresentano un modo nuovo di rapportarsi alle loro rispettive arti. Il 9 giugno 1870, esattamente 150 anni fa, muore l’inventore del romanzo sociale: Charles Dickens. L’8 settembre 1970, proprio 50 anni fa, si spegne Jimi Hendrix: genio della musica, che con la sua Fender Stratocaster continua a far sognare generazioni di persone.
Dickens ed Hendrix sono due artisti, poi, non così diversi: due rivoluzionari, due uomini con un’infanzia difficile, due geni che riescono a ritagliarsi, con le loro abilità, un posto nel mondo. Entrambi precursori nel loro genere: Dickens attua, per primo, una critica sociale nei suoi romanzi raccontando i problemi dell’età vittoriana, mentre Hendrix, dal canto suo, cambia il modo di fare musica da lui in poi.
Dickens, che in prima persona vive la fabbrica e le terribili condizioni in cui gli operai lavorano, dà voce a quello strato sociale ignorato dalle classi più abbienti. Denuncia, coi suoi racconti: la povertà, il lavoro minorile, il crimine, la prostituzione e il sistema legale inglese in un età vittoriana che volge il capo dall’altra parte. Così facendo scrive romanzi senza tempo come Oliver Twist e David Copperfiel, pietre miliari della letteratura inglese, o A Christmas Carrol, indimenticabile capolavoro dickensiano, che da generazioni e generazioni continua a far innamorare le persone di quella magica atmosfera natalizia.
Dall’altra parte James Mashall Hendrix, paracadutista nell’esercito prima e musicista geniale poi, crea brani musicali come Hey Joe, tutt’ora innovativi. Il musicista di Seattle muore a 27 anni a causa di un cocktail di alcol e tranquillanti e la signora in nero, che non accetta un no come risposta, si porta via troppo presto, il miglior chitarrista di tutti i tempi. Regala ai posteri una vera e propria rivoluzione: cambiando le regole del rock e mutando per sempre l’approccio alla chitarra, che dopo di lui non è più lo stesso. Con virtuosismi tecnici e assoli, suona la chitarra elettrica con uno stile travolgente e innovativo, mostrando le infinite possibilità di suoni che si possono creare con quello strumento.
Londra, bella e triste, li abbraccia simbolicamente: Hendrix muore lì, tristemente, dopo una vita vissuta dall’alba al tramonto; Dickens sceglie Londra come sfondo per i suoi racconti e muore, poco lontano, nel Kent.
In quest’anno atipico, di divieti e autocertificazioni, ascoltiamo la musica di Hendrix e le parole di Dickens, che sapranno ispirarci o per lo meno ci allieteranno un po’.

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